La sindrome o nevralgia del pudendo è una patologia rara, che colpisce meno dell’1% della popolazione (in particolare quella femminile) e che è caratterizzata dal dolore localizzato nella zona perineale.

Il nervo pudendo

Anatomia. Il nervo pudendo ha origine a livello dell’osso sacro, passa poi sotto il muscolo piriforme e in seguito lungo il canale di Alcock. Qui entra in contatto con il tratto terminale dell’intestino, con la prostata e con la vagina ed infine coi genitali esterni.

Fisiologia. Il nervo pudendo è responsabile della sensibilità del perineo (la zona che va dal pene/clitoride fino all’ano) e dell’innervazione di alcuni importanti muscoli del pavimento pelvico. Il nervo pudendo inoltre partecipa alla regolazione della funzione sfinterica, erettile ed eiaculatoria.

I sintomi

La nevralgia del pudendo è caratterizzata dal dolore localizzato nella zona perineale. L’intensità del dolore può variare da un semplice fastidio al forte bruciore, percepito come scossa elettrica, sensazione di puntura di spillo, di peso rettale o di corpo estraneo in vagina. Il dolore è influenzato dalla stagione, dall’attività sportiva (bici, moto) dalla posizione seduta mantenuta a lungo (in viaggio o in ufficio). Migliora quando la zona non viene sollecitata (di notte per esempio).

Oltre al dolore la nevralgia del pudendo può provocare altri disturbi negli organi innervati dal pudendo: minzionali (stranguria, frequenza, urgenza, tenesmo, dolore sovrapubico), defecatori (dolore durante la defecazione, defecazione in più tempi, peso rettale, sensazione di incompleto svuotamento), sessuali (ritardata o precoce eiaculazione, disturbi dell’erezione, dispareunia maschile e femminile), genitali (dolore prostatico, clitorideo, vulvare, vaginale), muscolari (contrattura del pubo coccigeo, rigidità della colonna vertebrale, ipertono sfinterico).

Le cause

Diversi sono i fattori che possono provocare un’infiammazione del nervo pudendo: cistiti, prostatiti, micosi da candida, episodi di stipsi o diarrea, traumi nella regione perineale o del bacino, alterazioni della parte sacrale della colonna vertebrale (ernie, cisti, traumi). Se l’infiammazione data da tali condizioni si risolve non subentra neuropatia. Se invece il problema persiste l’infiammazione protratta continuerà a liberare quelle sostanze, che in fase acuta servono a risolvere il danno, ma in fase cronica perdono ogni funzione benefica diventando distruttive. Si attiva di conseguenza un processo che trasforma il dolore da acuto, periferico e nocicettivo, in dolore cronico, centrale e neuropatico.

Le sostanze rilasciate dall'infiammazione in grado di attivare la neuropatia sono in particolare 2: i leucotrieni e la sostanza P.
I leucotrieni attivano la contrazione della muscolatura pelvica che andrà a schiacciare i nervi che passano all'interno dei muscoli pelvici contratti La sostanza P mantiene i recettori del dolore attivi e ipersensibili, il Nerve Grouth Factor crea nuove terminazioni nervose dolorifiche sempre più estese provocando dolore in zone diverse da quelle in cui è sorto il problema (trigger points) dando avvio, in base ala sede colpita, alla sindrome uretrale, alla sindrome del dolore vescicale, a dispareunia, a vulvodinia, anodinia, clitoridodinia, dolore pelvico cronico. In questo caso ci troviamo di fronte ad un dolore autoalimentante e indipendente dalla causa che lo ha scatenato. Il nervo insomma resta sempre attivo, anche in assenza di fattori scatenanti. La causa del dolore si sposta dalle terminazioni nervose periferiche ai nervi più centrali e profondi e l'organo dolente appare perfettamente sano.
In tale caso i classici farmaci antinfiammatori e antidolorifici non saranno efficaci.

La diagnosi

Per porre diagnosi di neuropatia del pudendo è sufficiente una visita specialistica. Esami strumentali possono essere d’aiuto per confermare la diagnosi clinica, ma non sono necessari se ci si rivolge ad un medico competente in queste problematiche. Tali esami sono: la risonanza magnetica pelvica, gli studi neurofisiologici,l’urodinamica, la defecografia, l’ecografia.

La terapia

La sindrome del pudendo non reagisce alle comuni terapie antidolorifiche (antibiotici, antimicotici, antinfiammatori e antidolorifici) poiché i fattori che lo sostengono sono diversi dalle cause che l'hanno generato. La sindrome del pudendo richiede un approccio multidisciplinare.

La prima cosa da fare è quella di evitare tutto ciò che può andare ad irritare e sollecitare ulteriormente il nervo pudendo: posizione seduta protratta, moto e attività ciclistica, sport che sollecitino addominali e glutei, trattenere l’urina, la stipsi, l’alimentazione infiammatoria, le infezioni urinarie e genitali.

Fondamentale rilassare il pavimento pelvico attraverso appositi esercizi e trattamenti effettuati da un professionista esperto in riabilitazione pelvica decontratturante.
La terapia farmacologia ufficiale prevede l’uso di farmaci miorilassanti che rilassino i muscoli e neuromodulatori che riducano la sensibilità del nervo (anticonvulsivanti, antidepressivi, oppioidi).
La terapia farmacologica può essere supportata dall’integrazione alimentare con supplementi di antiossidanti, vitamine del gruppo B (in particolare B12), acido alfa lipoico, acetil L-carnitina, GABA, PEA).

A tutto ciò possono essere affiancate le terapie elettriche funzionali (TENS, SEF, PEMF, VSNS), la stimolazione del nervo tibiale, l’elettroporazione, l’agopuntura, la magnetoterapia.
Nelle forme che non rispondono a queste terapie si procede con trattamenti di secondo livello come le infiltrazioni anestetiche del nervo pudendo, le terapie elettriche del nervo, o a tecniche chirurgiche di terzo livello, come il blocco dei gangli e la neuromodulazione sacrale.

Se il nervo pudendo viene “intrappolato” all’interno del canale di Alcock (il canale osteo-fibroso in cui decorre prima di arrivare nella zona genitale), si avrà una compressione che darà luogo ad una particolare forma di neuropatia del pudendo. che trova soluzione nella decompressione chirurgica del nervo.

Un’altra validissima opzione è l’uso di cannabis terapeutica, ma nonostante questa alternativa abbia dimostrato ottimi risultati sui pazienti affetti da dolore pelvico e minori effetti collaterali rispetto ai neuromodulatori, purtroppo viene ancora considerata come terapia di ultimo livello.